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Basilica di San Pietro

L'antica basilica di San Pietro in Vaticano, nota anche come basilica di Costantino, era ubicata a Roma, nell'area attualmente occupata dalla nuova basilica vaticana.

La politica di favore e aperto controllo sulla trionfante religione cristiana, inaugurata da Costantino I con l'editto di Milano del 313 e culminata con la sua apparizione come basilèus isapòstolos (in greco βασιλεύς ισαπόστολος‎) al concilio di Nicea del 325, ebbe riscontro nella serie di edifici nei luoghi santi della Palestina e di Roma, che dettero vita alla nuova tipologia della basilica cristiana. La più antica fu quella di San Giovanni in Laterano ma un posto di rilievo spettò alla basilica di San Pietro, costruita sulla sepoltura dell'apostolo Pietro, segnata da una "memoria", cioè da un'edicoletta posta in una piazzola nella vasta necropoli vaticana, rimasta in uso dal II al IV secolo e posta ai margini del circo di Caligola (o di Nerone), ai piedi del colle Vaticano.

La cronologia esatta della costruzione della basilica non è conosciuta, anche se il Liber Pontificalis la indica edificata da Costantino[1] durante il pontificato di papa Silvestro I (314-335), anche se è probabile che alcuni lavori si siano protratti anche dopo la morte del papa e dell'imperatore (337). I lavori ebbero inizio presumibilmente tra il 319 ed il 326 e si conclusero sostanzialmente entro il 333.

Per costruire l'imponente basilica (circa 110 x 65 m, 30 m di altezza), l'imperatore Costantino, forte anche della propria carica di "Pontefice Massimo" e coadiuvato probabilmente da papa Silvestro I, fece spianare quasi tutti i mausolei della necropoli demolendo le volte che fuoruscivano dalla quota prevista, interrare con materiale di riporto le camere funerarie e livellare l'intera zona creando una spianata detta platea Sancti Petri dove venne fondato l'edificio, con presumibili difficoltà tecniche, visto l'apporto di terreno di riporto tratto dal colle sui lati Nord ed Ovest della basilica. L'atto di spianare un'area cimiteriale ancora in uso, inconsueto anche sotto il profilo religioso e giuridico ed effettuato con grandi spese, si giustifica con la grande importanza attribuita alla sepoltura dell'apostolo, riconosciuta come autentica[2]. Infatti il sito, da tradizione antichissima[3], è riconosciuto come luogo della sepoltura dell'apostolo Pietro che dovrebbe aver subito il martirio proprio nei vicini Horti neroniani[4].

La costruzione del grande quadriportico antistante la basilica, documentato dal 397, fu probabilmente previsto contestualmente al cantiere della basilica e realizzato poco dopo, essendo localizzato anch'esso sulla platea di terra riportata della basilica, raccordata al livello del piano originario con una grande scalinata.

Quando il re degli Ostrogoti Totila conquistò Roma il 17 dicembre 546, molti senatori e patrizi romani (tra cui Flavio Anicio Olibrio, Rufio Gennadio Probo Oreste e Flavio Anicio Massimo) si rifugiarono qui.

Nell'800 la basilica accolse la solenne incoronazione ad imperatore di Carlo Magno; dopo di lui molti furono gli imperatori del Sacro Impero ad essere incoronati nell'antica basilica: tra gli altri Carlo il Calvo, Ottone I, Ottone II, Ottone III, Federico I Barbarossa e Federico II.

Nell'846 fu saccheggiata dai saraceni che la depredarono di numerose opere d'arte ed arredi tra cui le porte bronzee del VII secolo. A scanso di futuri episodi simili l'allora papa Leone IV la fece circondare da fortificazioni, le tuttora esistenti mura Leonine. Il papato, che in origine aveva residenza presso la Basilica Laterana, si trasferì al Vaticano solo dopo il periodo della cosiddetta cattività avignonese (dal 1377).

Nel corso dei secoli la basilica fu affiancata da altri edifici come l'atrio, il campanile, un palazzo destinato alla residenza del clero[5] ed altri ancora.

Dopo un periodo di abbandono dovuto alla cosiddetta cattività avignonese, alla fine del XIV secolo la basilica, insieme al complesso vaticano divenuto la residenza dei papi, fu al centro dell'interesse papale e si arricchi di molte opere d'arte. Durante il pontificato di Martino V e Eugenio IV si comincio a pensare ad interventi di consolidamento. Nel XV secolo il papa Niccolò V decise un profondo rinnovamento del complesso edilizio ed in particolare della vetusta costruzione che lamentava uno stato di degrado, soprattutto alle strutture di copertura ed al muro laterale posto a nord che si era inclinato. Consultato Leon Battista Alberti, il progettò fu affidato a Rossellino ma i lavori, localizzati alla parte absidale, rimasero a lungo interrotti. All'inizio del XVI secolo si decise per la sua totale ricostruzione e quindi fu lentamente demolita, a partire dal presbiterio, per far spazio alla nuova, grandiosa basilica. Tuttavia una parte della navata del tempio costantiniano, divisa al tempo di Paolo III da un muro (detto muro "farnesiano") dalla nuova crociera in costruzione, sopravvisse e fu utilizzata per quasi tutta la durata del cantiere, fino a quando, nel 1609, non fu definitivamente abbattuta per volontà di papa Paolo V, superando le ultime perplessità. Infatti anche in tale fase non mancò chi si opponeva a questa ulteriore demolizione e quindi al compimento del progetto di Michelangelo.[6] Tale devozione verso l'antica basilica portò vari studiosi a lasciare descrizioni minuziose che ne tramandassero ai posteri la memoria: Tiberio Alfarano[7] (De basilicae Vaticanae antiquissima et nova structura del 1582),[8] Giacomo Grimaldi, Onofrio Panvinio (De rebus antiquis memorabilibus et praestantia basilicae S. Petri Apostolorum libri septem). La nuova basilica fu consacrata nel 1626.

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